La possibilità di cadere in acqua è una delle paure più grandi per chiunque navighi. Le cronache recenti lo dimostrano: complice l’aumento dell’attività nautica, la crescita del traffico diportistico e i flussi migratori, non è raro imbattersi in episodi tragici legati a una caduta fuori bordo. Ogni marinaio sa che in caso di emergenza le priorità sono galleggiare, bere e nutrirsi. Ma quando si finisce effettivamente in mare, sopravvivere diventa l’unica vera urgenza. Sono spesso imprevdedibili le cause che possono condurre ad una caduta in acqua: una scivolata durante una manovra, una rollata improvvisa, una bomata (l’impatto della randa durante una virata) che può far perdere i sensi, una collisione con danni strutturali o, nei casi più estremi, l’affondamento dell’imbarcazione.
Per questo motivo, il giubbotto di salvataggio non deve essere mai considerato un accessorio da utilizzare solo in condizioni meteo difficili, difatti andrebbe indossato sempre anche in condizioni di mare calmo, e soprattutto quando si naviga in solitaria. In queste situazioni, l’uso della cintura di sicurezza nautica e l’aggancio alla life line dovrebbero diventare un gesto automatico, al pari dell’accensione del motore o della regolazione delle vele.
Dal punto di vista biologico, la minaccia principale per chi cade in acqua è l’ipotermia. La capacità del corpo umano di resistere al freddo dipende dalla temperatura dell’acqua, dalla forma fisica e soprattutto dall’abbigliamento tecnico indossato. In acque con temperature superiori ai 20°C, si può sopravvivere anche per diversi giorni. Tuttavia, al di sotto dei 15°C, le probabilità si riducono drasticamente: a 10°C si resiste mediamente 6 ore, mentre a 2°C la sopravvivenza è limitata a 30-45 minuti. In acque con temperature prossime o inferiori allo zero, si parla di manciate di minuti.
Indossare abbigliamento nautico termico e dispositivi di galleggiamento adeguati può fare la differenza tra la vita e la morte. Per ridurre la dispersione di calore, è fondamentale evitare che la testa e il busto si bagnino: si perde fino al 50% del calore corporeo proprio da quelle aree. La posizione fetale, con le braccia incrociate al petto, aiuta a trattenere il calore; se si è in gruppo, abbracciarsi può aumentare le probabilità di sopravvivenza.
Dopo la galleggiabilità, l’idratazione diventa la seconda urgenza vitale. Il corpo umano è composto per circa il 70% da acqua e necessita di liquidi per mantenere le funzioni vitali. Tuttavia, è essenziale non bere acqua di mare: l’elevata concentrazione salina provoca disidratazione accelerata e danni ai reni. In assenza di risorse, è sempre meglio resistere piuttosto che ingerire acqua salata.
Chi riesce a rimanere a galla deve poi farsi localizzare il prima possibile. Se si ha accesso a una zattera o un relitto, è consigliabile non allontanarsi. In mancanza di ausili, uno specchietto riflettente diurno o un razzo di segnalazione possono risultare decisivi. Anche la visibilità è fondamentale: dotarsi di accessori di segnalazione nautica aumenta le possibilità di essere individuati da soccorritori.
Non va sottovalutato il rischio legato alla fauna marina. Gli squali non sono sempre aggressivi, ma in situazioni critiche, un colpo mirato su muso, occhi o branchie può allontanarli. I barracuda, invece, sono attratti dal luccichio: meglio evitare gioielli, orologi o oggetti metallici. Le meduse, anche quelle presenti nel Mediterraneo, se in gruppo, possono rappresentare un rischio serio per chi è debilitato e privo di protezioni.
Navigare è un’esperienza straordinaria, ma richiede consapevolezza e preparazione. La sicurezza in mare inizia prima ancora di salpare: giubbotti di salvataggio omologati, cinture di sicurezza, scalette per il recupero a bordo, dotazioni di emergenza, abbigliamento tecnico e strumenti di segnalazione devono far parte dell’equipaggiamento base di ogni imbarcazione. Su MtoNauticaStore.it trovi tutto il necessario per affrontare il mare con la giusta attrezzatura e il massimo livello di protezione.
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