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Acqua Dolce a Bordo, Impianti ed Uso.



 

Dopo l’incendio a bordo, del quale tratteremo, e l’affondamento, una delle paure per un navigatore è rimanere senza acqua dolce. Il paradossale terrore di morire di sete in mezzo a montagne di acqua.

Da quando si naviga, la riserva (non per niente ha questo nome) di acqua dolce è sempre stata oggetto di salvaguardia, sorveglianza, razionamenti.

I velieri che esploravano i mari di mezzo mondo si rifornivano alle fonti delle isole, talvolta a costo della vita a causa di indigeni poco ospitali. Ovviamente, a parte qualche eccezione nei quadrati ufficiali, l’acqua dolce era solo da bere ed era proibito qualsiasi altro uso diverso da quello alimentare. Non ci si lavava insomma e non si faceva il bucato.

Con la diffusione del diporto, cioè della navigazione a fini di divertimento, l'acqua dolce non ha perso il suo ruolo cardine a bordo. È vero che se rimaniamo senza acqua dolce per un guasto alla pompa o una perdita del serbatoio e siamo in rada a mezz’ora dal porto, la cosa non ci tocca più di tanto.

Diverso invece il caso in cui navighiamo per davvero e siamo a tre giorni dal porto più vicino. Per cui è sempre buona norma di marineria mantenere tutto l’impianto di acqua dolce in perfetta efficienza.

Come è composto questo impianto e cosa si può fare in merito?

L’impianto dell’acqua dolce a bordo (a parte gli impianti provvisti di dissalatore) è molto simile all’impianto di casa, soprattutto delle case al sud Italia dove è installato sul tetto o interrato, un serbatoio di riserva per le immancabili siccità o razionamenti urbani ed è così composto:

  1. Serbatoio
  2. Autoclave (con o senza polmone)
  3. Centralina
  4. Filtri
  5. Boiler Nautico
  6. Pompa a pedale (eventuale)
  7. Tubatura e rubinetterie
Il serbatoio

Nelle moderne imbarcazioni i materiali preferiti sono l’inox (ormai raro) con i pregi e i costi che conosciamo e il polietilene rigido (PLT) . Gli altri materiali sono stati via via abbandonati per vari motivi. L’alluminio è tossico e si monta solo in barche di alluminio per evitare le noti correnti galvaniche. I serbatoi in VTR sono presenti solo in barche da regata a vela e sono stampati nella parte più bassa in prossimità della deriva e rivestiti internamente da una pellicola neutra. In altre barche si montano quelli in PVC gonfiabili ma risultano spesso facilmente forabili dalle asperità della stampata di VTR sulle quali sfregano durante la navigazione.

I serbatoi classici in PLT rigido sono il miglior compromesso costo/beneficio. Sono dotati nella parte superiore,  di foro e tappo per il carico, nonchè di un foro largo con coperchio per manutenzione e pulizia e foro in basso per l’attacco autoclave. Ogni tanto è meglio svuotarli completamente e ripulirli con prodotti a base di cloro.

 

Autoclave

L’autoclave è una pompa che mantiene in pressione tutto l’impianto anche a barca sbandata e anche se sono presenti modelli con la girante, risultano più affidabili e semplici i modelli a membrana. Dispone di un ingresso dal serbatoio e un’uscita verso la centralina. Tutte le autoclavi dispongono di un pressostato che attacca la corrente solamente all’abbassamento di pressione, cioè quando si apre un rubinetto. Così da salvaguardare batterie e dispersioni di corrente.
 

Il polmone

Non è indispensabile montarlo ma se avete spazio lo ringrazierete perché, disponendo di pressione interna, allunga la vita dell’autoclave rendendo inutile, di fatto, il suo inserimento per consumi di acqua di pochi secondi (il risciacquo di una maschera per esempio).

Centralina

È un raccordo che ramifica la colonna principale verso un tot di utenze. Molto simile a quelle domestiche.

Filtro

Anche questo non è obbligatorio ma è fortemente consigliato, un po’ come a casa, riduce il calcare, le alghe, il piombo, i sedimenti tossici, i cattivi odori ecc … ovviamente dispone di cartucce da cambiare secondo l’uso che ne farete.

Il boiler

Accessorio presente e indispensabile su tutte le barche che navigano davvero. Impensabile anche imbarcare una donna senza disporre di un boiler. Possiamo convincerle a usare poco l’acqua, a fare lavaggi veloci, a non fare shampoo ecc, ma sarà arduo convincerle ad usare l’acqua fredda. E anche a noi maschietti fa piacere. È vero che in ogni pernottamento in marina esiste una doccia calda ma spesso le notti passate in rada sono le più belle.

In buona sostanza il boiler che si monta è uguale a quello domestico, piccolo ma efficiente con attacco a 220 ma è utilizzabile solo in banchina attaccati alla rete. In alternativa il vero boiler marino è molto simile ma dispone anche di una serpentina inox collegata al circuito di raffreddamento del motore. Basta dare una smotorata di mezz’ora e avremo la nostra bella riserva di acqua calda ottimizzando tutte le energie.

 

Tubi e raccordi

Ormai, abbandonati gli impianti approssimativi degli scorsi decenni, si è passati con soddisfazione all’utilizzo di impianti civili. I tubi semirigidi in PLT e i fantastici raccordi J-Guest autobloccanti ed esenti da perdite, facilitano sia il montaggio che la manutenzione del nostro impianto, regalandoci comfort e durata senza paragoni.

Buone docce ma, occhio al tempo, il serbatoio non è infinito.

 

Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.



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