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La Manutenzione delle Vele

LA MANUTENZIONE DELLE VELE



All’inizio erano di tessuto grezzo, la famosa tela Olona.
All’inizio del 1800 in provincia di Varese  si iniziò la produzione di tele grezze nelle prime fabbriche lungo il fiume Olona.
All’inizio il tessuto si ricavava dalla filatura della canapa  e poi esaurendosi la materia prima in zona, si passò al cotone e al lino.
L’uso principale era quello nautico, per cucire e fabbricare vele, poi per altri usi, veniva immersa in olio di lino caldo per diventare un po’ impermeabile e dare vita a teloni di copertura, cerate da lavoro ecc …
Col passare del tempo (siamo nel 1950) con la scoperta di nuovi materiali sintetici, si passò rapidamente al poliestere che detiene ancora lo scettro per rapporto qualità/prezzo.
Il poliestere è la materia plastica più usata e comune e lo troviamo ovunque, dall’abbigliamento alle bottiglie di pet alle resine e vernici. È possibile però estruderla anche in filati e fiocchi soffici. La sua fibra si è particolarmente distinta per qualità, tenacità, e basso costo.
Ecco che nasce il filato per eccellenza nelle vele: il Dacron.
Tutte le barche a vela da crociera hanno ancora vele in Dacron (brevetto Du Pont, come Mylar ecc …)
All’inizio erano bianche, candide … erano il simbolo della purezza della vela.
Oggi alcune cose sono cambiate per l’avvento di nuovi materiali ma la stragrande maggioranza di velisti ancora usa il Dacron.
Vediamo quindi come fare manutenzione di questo materiale.
Le vele, come si sa svolgono un lavoro magnifico deviando il vento e facendoci avanzare, lavoro pulito sicuramente, ma alcuni passaggi ed alcune manovre essenziali, mettono le vele a contatto con metalli, plastiche, materiali arrugginiti, e impicci, attriti e strofinamenti vari.

 


 

Quali sono dunque le criticità che fanno invecchiare precocemente le vele?

  1. Il sole. Il poliestere teme i raggi UV. Quindi meno sole prendono meglio è.
  2. Attriti con sartie, crocette, candelieri e draglie. I genoa sono protetti con pezze di rinforzo, accertarsi che siano efficienti.
  3. Il fileggiamento. Far battere le vele prua al vento o lasciar battere la balumina per il meolo troppo lasco, o per stecche inadatte, danneggerà le cuciture e soprattutto le tasche delle stecche. Niente vele che battono in navigazione. Niente pause lunghe prua al vento.
  4. Lasciare le stecche inserite a pressione nelle tasche.
  5. Riporle umide favorirà le muffe.
  6. Piegarle sempre sulla stessa piega finirà per snervare trama e ordito.
  7. Non lavarle.
  8. Lasciarle a contatto con motore fuoribordo o parti meccaniche, grasso e ruggine sono in agguato. E la ruggine è molto rognosa da pulire.
Diciamo che quindi alcuni accorgimenti potrete senza dubbio metterli in atto voi ma per lavori di fino meglio ricorrere al velaio.

 

I piccoli strappi e scuciture.
Le piccole pezze si possono acquistare in rotoli autoadesivi. Occorre pulire e sgrassare la parte danneggiata, accertarsi che non vi sia più traccia di sale, lasciarla asciugare bene, dopodiché si attaccherà la pezzetta di tessuto adesiva da entrambe le parti. Le pezzette sono poi utili anche per fermare le scuciture prima che diventino strutturali. Diciamo che le riparazioni con il tessuto adesivo possono farvi finire la vacanza ma poi comunque la vela va portata dal velaio per la ricucitura o la sostituzione del ferzo.

 



Macchie e aloni.
Dopo aver sciacquato tutta la vela (se sono grandi l’operazione non è così semplice) concentrarsi sulla zona della macchia e lavare con detersivo per bucato, come si farebbe con un capo di abbigliamento. Mettere a mollo la parte e insistere un po’ sulla zona della macchia. Evitate di spazzolare in maniera energica soprattutto se la vela non è nuova. Come detto le fibre si cristallizzano microscopicamente col sole e rischiate di rovinarla definitivamente.

Potete acquistare i prodotti specifici direttamente sul nostro Store Online e seguire le istruzioni. Ma ricordate che in ogni caso la prevenzione e la cura sono tutto. Alcune macchie non verranno mai via. Quindi riponete le vele dopo l’uso nell’apposita sacca tubolare lunga, arrotolatele. (evitate, come detto, di piegarle strette in sacchi piccoli).

Sarebbe utile avere un diario delle vele, annotandoci le ore di uso e le condizioni meteo alfine di avere una chiara idea della longevità delle stesse e fornire un dato in più al perito assicurazioni o all’acquirente.

Tutto quanto suesposto è in genere valido per randa e fiocco di barche da crociera. Gli spinnaker e i gennaker, gli asimmetrici e via dicendo non sono in poliestere ma in nylon. Il sole li cuoce meno ma li scolorisce presto, il tessuto è molto più leggero e, anche se molto resistente, è più delicato. Non sono rari i casi di spinnaker strappati in issata e ammainata per agganci vari. Controllate bene le cuciture ogni tanto, con vento forte, se sono vele vecchie possono scoppiare letteralmente a metà lasciandovi nei guai perché la parte bassa si infila sotto lo scafo in un nanosecondo e quella in alto, rimane in alto a sventolare come una bandiera.

Per quello che riguarda la manutenzione di vele da regata in mylar, in triplay, con fibre di kevlar o carbonio, direi che ogni commento è superfluo in quanto se siete regatanti sapete cosa fare, e con i costi che hanno, sarete sicuramente molto premurosi.



Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, patente senza limiti, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico. 



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