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Installazione Timoneria Idraulica per Fuoribordo

I marinai dai capelli bianchi ricorderanno con un sorriso le vecchie barche con fuoribordo asportabile. (molto comuni dal 1960 in poi)

In genere si trattava di gommoni di 4-6 metri, rigorosamente sgonfiabili, con pagliolato in compensato marino (grande smadonnamento per inserirlo) e, udite udite, un bel fuoribordo, in genere da 15/25 cavalli. Ecco fatto, una volta allestito il gommone, gonfiato per bene, si provvedeva a posizionare il fuoribordo sullo specchio di poppa e fissarlo con morsetti e galletti o in aggiunta con un paio di robusti bulloni passanti. (anche perché immancabilmente il galletto si rompeva e non si poteva stringere tanto e allora si andava di pinze …)

Terminata la posa del motore, si collegava il serbatoio, e si accendeva a strappo. (anche qui altri smadonnamenti) Sicuramente anche voi ricordate qualche episodio comico. Insomma, una volta in acqua ci si metteva alla barra e si usciva. Da soli era un bel problema, il peso del motore unito al nostro, l’accelerazione del natante et voilà, la prua si alzava e non si vedeva più nulla.

A questo punto le scelte erano due, o si andava in dislocamento o si andava a manetta, sperando che in planata il gommone abbassasse la prua. In entrambi i casi non potevamo che tenere saldamente la barra e il suo acceleratore. (contrario alla logica e contrario a quello delle moto). Si usciva così ogni volta e ci si incasinava spesso quando poi bisognava manovrare veloci e decelerare, invertire il senso di marcia e spesso, spiaggiando (allora si poteva) sollevare il motore stesso fuori dall’acqua, sbloccando la sicura.

Insomma un po’ di perizia era richiesta e non è che la cosa guastasse, anzi. Già il fatto che la conduzione a barra richiedeva di ragionare al contrario nella scelta del lato d’accosto, ne decimava parecchi. Per non parlare di quelli che si confondevano anche nell’accelerare invece che nel togliere gas… insomma la frittata era comune. Per fortuna i gommoni perdonavano, con la loro morbidezza, le manovre più fantozziane.

Poi arrivarono i primi gommoni con una timoneria centrale posticcia, da montare sui tubolari, con volantino in plastica e seggiolino. A fianco c’erano due leve collegate con il motore. Una per il gas e l’altra per il timone. Il collegamento era effettuato con  cavi metallici inguainati e un sistema di molle per il ritorno o di pistoncini idraulici (successivi) il tutto era condito con molto grasso ma era veramente una pacchia uscire stando seduti al centro, controllando direzione e velocità più o meno come con una Dyane. Era nata l’epoca (mai finita – anzi) dell’imitazione dell’auto.

Sono convinto che questa sinergia abbia avvicinato una generazione intera alla nautica (piccola nautica) ma non possiamo negare che ne abbia abbassato il livello di competenza.

Il top è stato raggiunto con l’avvento dei gommoni a chiglia rigida. Si è provveduto quindi a stampare delle comodissime consolle centrali sulle quali rimandare tutti i comandi della barca. A questo punto si è anche stati costretti ad aumentare la potenza media dei motori perché questi nuovi natanti pesano almeno il doppio dei loro cugini pneumatici e di conseguenza occorrono più cavalli. Anche perché tutti amano correre e non si capisce perché, ma è così.    

I nuovi motori fuoribordo sono praticamente poco adatti alla conduzione manuale e la stessa non è più prevista in fase di montaggio. Dai cavi di collegamento originali si è passati al collegamento idraulico, elettro-idraulico fino al controllo elettronico. Il sistema  elettronico si compone di una timoneria elettronica (posizionata in genere sotto al timone), dalla quale partono due cavi elettrici che si collegano a un’altra centralina che trasforma il segnale da elettrico a elettro-idraulico, trasmettendolo tramite i tubi dell’olio, ai pistoni idraulici che a loro volta muovono i motori. Si tratta di un sistema che può far lavorare fino a 4 motori fuoribordo.

Il vantaggio è notevole: dal cruscotto della timoneria alla centralina (che di norma è installata a poppa, vicino ai motori) transitano soltanto due cavi elettrici e non tubi idraulici. E senza tubi idraulici anche le nostre operazioni di controllo e ripristino olio, ispezioni zozze ecc … saranno lavori del passato. Essendo poi elettronica, come ben sapete, è molto facile farla lavorare in sinergia con autopilota (vedi pesca costiera) cartografia elettronica, app varie ecc …

Ad ogni modo, anche se questa soluzione è l’ultima in ordine di tempo, non dimentichiamoci del tradizionale, spartano e onesto sistema di cavi e pistoni tradizionali.

Anche perché, con motori oltre i 60 cavalli, una conduzione manuale tradizionale sarebbe ormai impossibile per via dello sforzo fisico necessario per tenerlo in rotta.
 
Marco Scanu



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