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CORSO VELA: Capitolo 6

CAPITOLO 6: LA STABILITÀ E L'ASSETTO





Le auto cappottano, Le barche a vela scuffiano (si rovesciano).
Pìù avanti nella trattazione, troverete tutte le indicazioni su cosa fare in caso di scuffia.
Ora invece tratteremo il da farsi per tenere dritta la barca, visto che il vento fa di tutto per farci fare il bagno.
Da che cosa è fornita allora la stabilità necessaria alla navigazione?

1) Dal peso (stabilità di peso)
Tipico dei cabinati o di barche grosse a chiglia fissa dove la deriva è zavorrata e talvolta fornita di un bulbo o siluro per abbassare il centro di gravità





2) Dalla forma dello scafo (stabilità di forma)
È il nostro caso. Le derive sono barche molto leggere e ad alte prestazioni per cui una zavorra fissa le renderebbe inadatte allo scopo per cui sono nate oltre a farle uscire dalle loro linee d’acqua.



Solo che in questo caso, la stabilità è fornita proprio dallo scafo che riceve la spinta idrodinamica (principio di Archimede), peraltro valido anche nel precedente caso solo che in assenza di una zavorra fissa, è indispensabile una attenta e corretta disposizione  dell’equipaggio a bordo che servirà da contrappeso.
Quindi non ci vuole tanto a concludere che quando c'è un bel vento "fresco" una uscita in deriva non è certo come fare una partita a dama, visto che richiede un notevole impegno fisico. Ma anche questo fa parte del gioco e, in ogni caso, ha il fascino della continua lotta contro gli elementi.
Contrariamente a quanto si fa nella progettazione di uno scafo a stabilità di peso (o comunque grosso), i disegni di una deriva prevedono che la stessa navighi piatta, dritta o al massimo con uno sbandamento minimo ( 5° - 10°).
Perchè?
Primo, perchè altrimenti non plana! (Vi ricordate che cos'è la planata?)
Secondo, non riuscirà a risalire bene il vento in quanto la propria deriva immersa, essendo inclinata, è meno efficiente.



Terzo, perchè la barca sbandata diventa "orziera".
Che parolone! Ricordate? Orzare significa avvicinare la propria direzione a quella di provenienza del vento (oppure dirigere la prua verso il vento). Bene. Un barca che sbanda sottovento, per reazione diventa orziera. Si dirige quindi repentinamente con la prua al vento. All'inizio, potrete contrastare questa sana e naturale tendenza con il timone ma, se la raffica è intensa e voi non tenete piatta la barca (o buttandovi ancora di più fuoribordo con l'ausilio di cinghie puntapiedi o scaricando un po’ di vento lascando le scotte), la stessa straorzerà.
Già, se fino ad oggi avete pensato alla straorzata come ad una bibita gigante, ora dovrete ricredervi perchè ne conoscete un'altra.
Se la barca straorza, il vostro piccolo timone non potrà fare più niente, poverino, anche perchè, così inclinato è quasi tutto fuori dall'acqua.
Anche se l'idea di lascare la randa è buona, andava attuata prima poichè ora, situazione limite, se la lascate, otterrete ben poco in quanto il boma toccherà subito l'acqua e impedirà alla vela di aprirsi e scaricare.
E allora?!
Buon bagno! (Ah! Non dimenticate il salvagente).

Rimandando ad un altro paragrafo la trattazione del raddrizzamento, vediamo di analizzare le cause che portano a questi effetti, diciamo, bagnati.
Per spiegarvelo, dovremmo parlare un attimo del windsurf.
Cosa c'entra? C'entra eccome! Ci sapete andare? Se si, bene. Se no, va bene lo stesso. Il surf com'è noto non ha timone e per cambiare direzione o virare, bisogna spostare la vela. Come?



Se il centro velico ed il centro di deriva sono sullo stesso asse, si va dritti.



Se portiamo avanti il centro velico, poggeremo.


Viceversa, se lo portiamo indietro, orzeremo.

Se vogliamo accentuare ed accelerare queste reazioni, caricheremo il nostro peso, per poggiare, all'estrema poppa così sposteremo insieme a noi, il centro di carena e viceversa per orzare aumentando così il braccio fra i due centri e migliorare la manovra.
Questo però non il manuale del bravo surfista ma del bravo velista. E allora?
Allora anche le barche a vela hanno un centro velico ed un centro di deriva.
Immaginando con una approssimazione abbastanza precisa che il centro di deriva sia in corrispondenza della stessa, quest'ultima diventerà  il "perno" attorno al quale gira la barca. Così  il fiocco, tenderà a farla poggiare, la randa a farla orzare, insieme la terranno "centrata".



Inoltre, se spostiamo il nostro peso a poppa, la barca poggerà. Se, viceversa, ci sediamo troppo a prua, la stessa orzerà per il principio summenzionato.

Orza (a sinistra) e poggia (a destra)



Gli stessi risultati li otterremo se la barca sbanda sottovento (quindi orza ed al limite straorza) o la facciamo sbandare sopravento (poggia). Visto allora quanto è importante l'assetto?
 Ecco spiegato perchè il timone è il principale organo di governo, ma come avete visto  non è l’unico.
 In alcune scuole di vela organizzano regate senza timone, dove l’equipaggio deve dirigere la barca solo con l’assetto e la regolazione di fiocco, randa e deriva, sì anche la deriva, visto che rappresenta più o meno il nostro centro di applicazione delle forze sott’acqua, se la spostiamo in avanti, orzeremo e viceversa.

Tutto chiaro?
 



Sai rispondere?

  • Come si ottiene la stabilità? 
  • Perché si cerca di navigare con la barca piatta? 
  • Quando e come la barca diventa orziera? 
  • Cos’è la straorzata? 
  • Che ruolo hanno i nostri pesi a bordo?


Ecco uno splendido video che riassume la lezione sull’assetto: https://www.youtube.com/watch?v=Yglgqkvu0dc
 


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Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.

 



  • Pubblicato il
  • 16/04/2019

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