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Quando il legno affonda. La storia del Vasa

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Avrete senz’altro visto qualche documentario su ritrovamenti di relitti di velieri o addirittura di navi antiche, navi romane, drakkar vichinghi eccetera. Forse, affascinati dai contenuti, vi siete fatti sfuggire un particolare sul quale riflettere.

Ma come fanno ad affondare le barche in legno se il legno galleggia?

Una storia incredibile: l'affondamento del Vasa

Prima di chiarire questo aspetto cardine del nostro argomento, vorrei raccontarvi una storia famosa, quella del Vasa (o Wasa). É la storia di un affondamento, quello più famoso della storia, dopo quello del Titanic (che, però, era di acciaio).

Siamo in Svezia, nel XVII secolo, il 1600 per intenderci. Un periodo nel quale i progettisti navali sfornavano scafi in serie e le nazioni con ambizioni marine e conquistatrici si contendevano paesi lontani e sconosciuti a colpi di cannone e arrembaggi. Insomma iniziava un’epoca di marinai veri, di pirati e corsari che durò un paio di secoli.

L’ego dei sovrani anche allora, come oggi, non conosceva limiti e la corsa a chi “ce l’aveva più grosso e più bello” non è solo storia moderna.

Il re Gustavo II Adolfo di Svezia incaricò il suo miglior progettista per la costruzione della nave più bella e potente che si potesse concepire.

Purtroppo la sfortuna volle che quasi alla fine della progettazione, l’architetto morì e il lavoro subì un forte rallentamento. Il re non si perse d’animo e incaricò qualcun altro per la conclusione del lavoro ma pensò bene, invadendo un campo che non gli competeva, di migliorare il progetto per renderlo immemore, e ci riuscì. 

Ordinò di allungare la nave, di alzarla di un ponte e sul nuovo ponte installare una seconda serie di cannoni. Nonostante il parere negativo degli addetti ai lavori, il progetto andò avanti spedito, nutrito dalla vanagloria del re.

Già alla prova di stabilità lo scafo, ancora privo di alberature rivelò una grossa criticità. A quei tempi non c’erano macchinari sofisticati per la prova in questione ma, molto più grossolanamente, 30 marinai correvano contemporaneamente da un bordo all’altro dello scafo per rilevare lo sbandamento.

I segnali furono chiari, lo scafo non era adatto per via della modifica effettuata ma il re non solo non ascoltò i suggerimenti, anzi, incaricò di arredare la nave con mobili, statue, marmi, tappeti, arazzi, e qualsiasi altro accessorio lussuoso. Voleva impressionare.

Fu veramente una scelta scellerata la sua, voleva passare alla storia, e ci passò, infatti ne parliamo anche oggi.

Il 10 Agosto 1628 fu scelto come giorno del varo, la nave, tirata a lucido, piena di bandiere e di gran pavese, accolse circa 150 persone per il suo viaggio inaugurale. Era una giornata tranquilla, con poco vento.

Già dopo la prima virata la nave si inclinò paurosamente, ma con la perizia del comandante riprese la rotta, che non durò poi molto. Infatti, a circa 150 metri dall’uscita del porto, durante una seconda virata, lo scafo sbandò così tanto che i portelloni dei cannoni sulla murata iniziarono a imbarcare acqua, tonnellate di acqua in pochi istanti.

Fu fatale, nessuna spinta di galleggiamento  fu sufficiente. La nave affondò in pochi minuti portandosi dietro tra le 30 e le 50 anime, bambini compresi.

Rimase lì, adagiata sul fondo del mare a pochi metri dall’uscita del porto. Rimase lì per circa 300 anni fino al suo recupero da parte del team archeologico di Anders Franzen nel 1961. Il Vasa era ancora lì, adagiato sul fondo, in posizione verticale con a bordo ancora i resti di 25 persone.

Ora è tirato a lucido ed esposto nel museo Vasa di Stoccolma. Un monito alla vanagloria.

È una delle tante storie di affondamenti, ma questa è particolare perché qui non ci sono state tempeste, solo grossolani errori in fase costruttiva. Ad ognuno il suo lavoro, dico io, il carpentiere fa il carpentiere, il re fa il re.

Perché le navi in legno affondano se il legno galleggia?

La risposta alla domanda iniziale è presto svelata.

Se il Vasa fosse stato vuoto completamente, probabilmente si sarebbe rovesciato  per via delle sue forme sbagliate, ma avrebbe continuato a galleggiare, a pelo d’acqua magari, ma visto che era sovraccarico di materiali pesanti (cannoni e palle da cannone, vettovaglie, arredamenti ecc…) il suo peso totale fu sicuramente maggiore della spinta ricevuta dall’acqua non appena questa iniziò ad entrare nello scafo.

Così avviene nel caso di ritrovamenti di antiche navi romane per esempio, cariche di otri in terracotta piene di vino od olio.

E poi non tutti i legni sono galleggianti. Se un metro cubo di acqua pesa 1000 kg, vi sono molti legni duri utilizzati per la costruzione navale che arrivano a sfiorare i 1000 kg a metro cubo se non addirittura superarli come nel caso del Guaiacum originario dei Caraibi che arriva a pesare 1300 kg al metro cubo, quindi, affonda.

Quindi, concludendo, non date per scontato che non si possa affondare con una barca in legno perché, semplicemente, non è vero. 


Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.

  • Pubblicato il
  • 26/04/2022

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