La scorsa primavera è stata funestata dall’epidemia di Covid 19 che ha bloccato mezzo mondo. Anche la nostra amata barca è stata in qualche modo abbandonata in banchina o in cantiere per cause di forza maggiore. Ci ritroveremo, salvo sorprese, all’inizio della bella stagione con una serie di lavori da fare in fretta per non bruciare completamente la stagione.
Una attenzione particolare è quella relativa alle dotazioni di sicurezza, spesso dimenticate in stipetti e gavoni e lasciate lì sino alla scadenza.
Una dotazione obbligatoria ovvia è quella relativa ai giubbotti di salvataggio.
La materia è regolamentata seriamente ed è quella che risponde alla normativa ISO 12402.
Questa vale per le navigazioni in Italia, per l’estero è meglio documentarsi prima per non incorrere in spiacevoli conseguenze in termini di controlli e/o sanzioni. E la materia varia da nazione a nazione.
Il giubbotto di salvataggio, lo dice il nome, svolge la vitale funzione di mantenere in vita il naufrago sino al recupero. O meglio, serve a tenerlo a galla e permettergli di respirare anche se privo di sensi.
Le prime due differenze riguardano i materiali e la tipologia. Ci sono quelli autogonfiabili e quelli a galleggiabilità permanente (con schiuma di poliuretano)
Tra quelli non autogonfiabili distinguiamo due gruppi: quelli a corpetto e quelli a stola. Quelli a stola sono per intenderci come quelli della Tirrenia e sono di derivazione mercantile.
Sono costituiti da tre pani di polistirolo a cellule chiuse racchiusi in un involucro di tessuto poliestere. Sono rigidi, ingombranti, scomodi ma sono economici ed omologati e se non volete spendere troppo vanno bene.
I giubbotti di salvataggio a corpetto, invece, a fronte di qualche euro in più, sono morbidi, tengono caldo e riparano da eventuali colpi (a vela per esempio) e sono anche esteticamente gradevoli.
Le caratteristiche tecniche sono indicate dalla targhetta interna che deve riportare la scritta CE e il numero dei Newton. I Newton sono la capacità di spinta al galleggiamento, 10 Newton equivalgono a una spinta di 1 kg.
Vi sono 4 categorie di spinta:
Altro discorso è quello relativo al giubbotto di salvataggio autogonfiabile. Recentemente, questa tipologia si è evoluti molto nei materiali e nella tecnologia, abbassando sensibilmente i costi e rendendosi accessibile a tutti i diportisti. Si tratta di un giubbotto a stola, indossato cioè sul collo e adagiato lungo il petto e fissato con apposite ritenute sottocoscia e dorsali.
È leggero, poco ingombrante e potete indossarlo sempre, senza fastidio. Andrebbe altresì usato da tutti i lavoratori vicino a specchi acquei.
Si tratta di un involucro in tessuto di poliestere spalmato internamente con PVC o contenente una sacca in PVC che viene gonfiata in maniera automatica non appena si cade in acqua. Una pastiglia di sale si scioglie in pochi secondi e dà il consenso ad una bomboletta di CO2 che in pochi ulteriori istanti gonfia il giubbotto.
In alternativa, ma anche in aggiunta in alcuni modelli, esiste la versione con maniglietta a strappo da azionare manualmente quando si cade (meglio non essere privi di sensi) o da gonfiare a fiato con apposito tubo in gomma, come quelli degli aerei per intenderci.
La nostra gamma è ricchissima e comprende i migliori brand del mercato: