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CORSO VELA: Capitolo 3

CAPITOLO 3 - LE VELE




L’unico motore del quale disponiamo.
Senza divagare su vele auriche o pappafichi, carbonere o trinchette, ci vogliamo soffermare sulle uniche 3/4 vele che userete nei prossimi anni: 

  • Il fiocco (vela di prua). Quando è di grandi dimensioni, si chiama genoa.

  • La randa (vela maestra).

  • Lo spinnaker (o spi; per intenderci quel grande pallone colorato che piace tanto ai neofiti e che verrà trattato in un capitolo a parte).

  • Il gennaker. Dal nome si capisce che è una via di mezzo tra uno spi e un genoa. 

All’inizio imparerete a usare esclusivamente Fiocco e Randa che, essendo entrambe triangolari, hanno molte parti dal nome comune come potete vedere nei disegni.



Le vele non sono fatte di un pezzo unico di tessuto ma di tanti “ferzi” cuciti insieme. I tre angoli delle stesse, prendono il nome dall’uso che se ne fa, quindi rispettivamente avremo:

 

  • L’angolo di penna o di drizza: è l’angolo più acuto e serve per issarle (o drizzarle);

  • L’angolo di mura: è l’altro angolo fisso che va “murato” sulla barca;

  • L’angolo di scotta: è l’angolo al quale vengono fissate le scotte per la sua regolazione.Inoltre, visto che le vele non sono triangoli piani ma sferici, è necessaria una costante e attenta regolazione dei tre lati delle stesse, per poterle “appiattire” (smagrire in gergo) o “ingrassare” (l’opposto) a seconda dell’intensità di vento e della direzione rispetto ad esso (vedremo nei dettagli più avanti come farlo).

 
Vediamo ora qualche cenno sui tre lati della vela. Parliamo della randa che è quella principale.
 
Balumina: o “caduta” poppiera della vela. E’ la parte più importante visto che deve permettere lo scorrimento dell’aria in uscita (il vento bisogna sempre deviarlo mai imprigionarlo) per questa sua peculiarità è anche la parte più difficile della vela in quanto, per le proprietà elastiche dei tessuti tende ad aprirsi, a battere e, visto che è l’unico lato a non essere “inferito” (o infilato) è poco controllabile e tende a “scaricare” eccessivamente il vento (penalizzando la portanza). Oppure in condizioni di vento forte, scaricare un po’ di vento ci farà senz’altro comodo.
 
Per controllare e/o limitare questo effetto che “svergola” la Randa nella sua parte alta (l’ultimo terzo) si ricorre a diverse soluzioni:
 

  • Regolare l’altezza del boma con l’ausilio di un paranco molto robusto chiamato Vang.

  • Irrigidire la parte interessata della vela con delle “stecche” di varia lunghezza. Nella parte alta della randa è sempre usata una stecca lunga o “forzata” che cioè arriva fino all’albero e che consente un pretensionamento strutturale della vela rendendola il più possibile simile a un’ ala, risultato ottimale auspicabile. (Vedi per esempio le vele “alari” dei windsurf o dei catamarani)

  • Utilizzare il trasto, (qualora previsto, ma non indispensabile) un carrello che, con l’ausilio della scotta ci permette di regolare l’apertura del boma e di conseguenza della nostra randa.

  • Usare non più i comuni tessuti in Dacron (utilissimi per le vele da crociera di lunga durata) ma dei tessuti di fibre di carbonio abbinate a pellicole di Mylar o Kevlar che hanno si il pregio di essere rigidissimi e di conservare la forma quanto un foglio di lamiera, ma hanno difficoltà ad essere piegati e sono impossibili da riporre in sacchi senza lesionarli; inoltre hanno costi astronomici.

  • Concludendo, Mylar o Dacron? Stecche lunghe o corte? Lasciamo questi dilemmi chimico-matematici ai regalanti; probabilmente lo diverrete anche voi ma, almeno per ora, non dobbiamo gareggiare in nessun campionato mondiale quindi, ritorniamo alle nostre vele tradizionali.

Abbiamo parlato a lungo della balumina; passiamo ora alla ralinga:(o caduta prodiera) è la parte della vela che va a contatto con l’albero e vi si incastra con l’ausilio di un cordoncino (gratile cucito alla vela) che si infila in una “canaletta” fissata all’albero.
La ralinga del fiocco invece contiene un cavo d’acciaio (ghinda) che, una volta issato, entra in tensione e sostituisce in tutto e per tutto lo strallo, formando così un insieme molto aerodinamico ed efficiente. 
Una volta terminato di issare randa e fiocco, rimane solo da fissare la base della randa nel Boma e, siamo quasi pronti a uscire.
 
Ecco un video adatto alla lezione sulla regolazione delle vele:
https://www.youtube.com/watch?v=_dVwsrph218

Avviso importante!
Prima di fare queste operazioni e armare la barca sulla spiaggia o sulla terraferma, mettetela con la prua al vento se non volete fare brutta figura davanti a tutti e se non volete vederla rovesciarsi rovinosamente. Ricordatelo sempre! Per quanto vento ci possa essere una barca a vela con prua al vento, a mare o a terra è perfettamente innocua! BONK! (o quasi…) in ogni caso state lontani dal boma o state a testa bassa visto che lo stesso ama sbandierare (BONK! AHIA!) da una parte all’altra.
 
In ogni caso, tutte le raccomandazioni saranno superflue in quanto imparerete da soli a rispettare queste regole fondamentali e il vostro istinto di conservazione vi darà senz’altro un aiuto concreto nell’apprendimento.

Sai rispondere?
 
Quali sono i nomi delle 2 vele principali e dei loro lati?
Come si può riuscire a controllare le vele ?
Perché per armare bisogna mettere la barca prua al vento?


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Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.



  • Pubblicato il
  • 29/03/2019

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