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La Sopravvivenza in Mare

Il seguente articolo non vuole essere un documento ufficiale né una guida alla sopravvivenza in mare ma un semplice memorandum sulla massima disgrazia che possa capitare a chi va per mare. Siate cauti quindi e documentatevi da fonti ufficiali. Purtroppo non sono eventi così rari. Considerata la situazione geopolitica e i fenomeni migratori internazionali, trovarsi a tu per tu con delle persone cadute in mare ormai è cronaca quotidiana.

Chi naviga per davvero ha tre priorità:

  • Galleggiare
  • Bere
  • Mangiare

In effetti  la paura più grande per chi effettua navigazioni in genere ma soprattutto da diporto o sportive, è quella di finire in mare.

Per quale motivo? Potrebbe essere una scivolata fuori bordo durante una manovra o una rollata improvvisa, una bomata (se si va a vela sempre meglio usare il freno del boma) con relativa perdita dei sensi, un affondamento della barca per una collisione, una falla che non si è riusciti a sistemare, e via discorrendo. Inutile ribadire l’importanza vitale del giubbotto di salvataggio indossato SEMPRE e se si è soli, della cintura di sicurezza da fissare non appena si mette il naso in coperta. Come detto, non è solo in caso di tempesta che è vitale agganciarsi alla life line.

In rare occasioni (per fortuna) qualcuno è morto perché spinto dall’euforia di fare il bagno in alto mare, si è tuffato in acqua senza pensare a posizionare prima una scaletta per il rientro. È vero che oggi le barche hanno quasi tutte una spiaggetta di poppa ma di barche a poppa alta ce ne sono ancora tante (e alcune sono bellissime e molto adatte alle navigazioni serie). Ritrovarsi in mare con la barca accanto e non riuscire a risalire è veramente una tragedia. Le cronache raccontano di barche ritrovate intatte al largo senza nessuno a bordo. Ora l’arcano è spiegato.

Ma dal punto di vista biologico quanto può resistere un uomo in mare prima di morire?
La prima causa di morte è l’ipotermia, in poche parole, il freddo. Oltre a questo vi sono altre variabili da tenere presente:

  • Temperatura dell’acqua
  • Forma fisica
  • Attrezzatura di sicurezza indossata

A temperature di 20 o più gradi si può resistere anche 3 giorni o più. Tra 15 e 20 gradi meno di 15 ore. Tra 10 e 15 gradi, circa 6 ore. Tra 4 e 10 gradi, 3 ore. Tra 2 e 4 gradi, 1 ora e mezza. A 2 gradi, 45 minuti. A 0 gradi 15 minuti, a meno di 0 gradi solo qualche minuto.

L’elenco fatto non consola è vero ma è valido solamente se cadiamo in acqua. Diverso il discorso se abbiamo una zattera o un relitto al quale aggrapparsi. Le speranze aumentano decisamente soprattutto se siamo vestiti adeguatamente (vestiti tecnici, ne parliamo a parte) e se non ci bagniamo, soprattutto non ci bagniamo la testa da dove disperdiamo il 50 % del calore del nostro corpo.

Bere è la seconda emergenza. Come sapete il corpo umano è acqua al 70% circa e abbisogna di acqua per il ricambio cellulare e di conseguenza la sopravvivenza. Se non avete acqua ricordatevi sempre che senza bere vivrete più a lungo che bevendo acqua di mare. Il sale sovraccarica i reni che hanno necessità di dosi massicce di acqua per il successivo filtraggio. E se sopravvivrete avrete seri problemi di reni per il resto della vita.

Non bevete acqua di mare.

Tornando alla caduta in mare senza ausili di galleggiamento (oltre al nostro giubbotto di salvataggio) la priorità è galleggiare, mantenere il calore del corpo, farsi trovare.

Non è una bella situazione ma qualcuno ce l’ha fatta. In questo momento chi ha grasso corporeo in eccesso sarà avvantaggiato, più galleggiabilità, più resistenza al freddo. Per conservare il nostro calore assumiamo la posizione fetale con le braccia incrociate al petto. Se siamo in compagnia ci abbracciamo tutti per scambiarci il calore. Farsi notare sarà più facile se rimaniamo vicini al relitto, se c’è. Se invece siamo soli in mezzo al mare, un razzo o al limite uno specchietto da usare di giorno potrebbero fare la differenza tra la vita e la morte.

E poi come se non bastasse ci sono i pericoli degli animali marini. Parliamo solo di squali, barracuda e meduse.

Dicono che per cacciare via gli squali basta colpirli sul muso o sulle branchie o sugli occhi … ma io tremo solo all’idea che mi possa passare vicino, eppure pare che funzioni. I barracuda sono attratti dal luccichio di collanine o oggetti metallici o chiari. Per le meduse, se ci becca quella mortale finisce tutto in poco tempo ma anche quelle tradizionali (presenti anche in Mediterraneo) se in branco (spesso) possono essere letali.

Meglio sempre prevenire, il mare non fa sconti a nessuno.

Ulteriori info e fonte dell’articolo: http://www.sopravvivere.net/sopravvivere-mare/

Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.



  • Pubblicato il
  • 27/06/2023

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