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CORSO VELA: Capitolo 5

CAPITOLO 5 - COME AVANZA UNA BARCA A VELA



 

Dinamica della vela.

Dimenticatevi subito il luogo comune nonchè poetico che vede le vele imprigionare il vento. Se così fosse infatti, invece di camminare, staremmo pressochè fermi e cammineremmo solo col vento in poppa dove la randa ed il fiocco diventano solo superfici da spingere.
 
In barca, però, vi accorgerete presto che l'andatura in poppa è la più noiosa se c'è poco vento, la più “pericolosa” se ce n'è molto e la più vomitosa se c'è onda.
Inoltre, contrariamente a quanto abbiamo sempre immaginato, non è la più veloce, anzi.
 
Ma allora, come avanza una barca a vela? Visto che il vento non lo dobbiamo imprigionare in qualche modo dovremo pure sfruttarlo dato che è la nostra unica fonte di energia (oltre alle pagaie).
Il vento lo dobbiamo deviare; dobbiamo creare sulla superficie della vela uno scorrimento laminare dell’aria più fluente possibile, ricordandoci che più lontano sarà il suo distacco dalla vela, più la stessa renderà in portanza.
 
A questo punto un misterioso principio fisico (che non approfondiamo per non snaturare la semplicità di questo manuale) ci erudisce dimostrandoci che sulla parte esterna della vela (estradosso) il flusso d’aria scorre più velocemente che al suo interno (intradosso).




Ed è proprio questa differenza di velocità, e quindi di pressione, a generare la portanza nella vela (provate in barca a sfiorare con la mano l'estradosso e vi accorgerete dello strato d'aria in veloce movimento).

Solo in questo modo, riusciremo a dare alla vela la "portanza" necessaria all'avanzamento. Questo in teoria.
In pratica, però, vi accorgerete che non è così facile come sembra. Infatti, forse tenderete a tenere la vela troppo aperta perdendo potenza.



Al contrario, troppo chiusa, creando turbolenze e imprigionando il vento con effetti deleteri (barca che sbanda e cammina poco);  diventerete esperti col tempo e l'esercizio.Una regoletta da ricordare comunque è quella secondo la quale, se la vela sbatte tipo bandiera o comunque è sgonfia, cazzate la scotta quel tanto che basta a riempirla e stop.  Il “di più” farà solo danno, tenendo a mente che nel dubbio è meglio tenerla un po’ sgonfia, (un po’..) piuttosto che troppo chiusa.



Tutto quello che abbiamo poc'anzi detto, vale per qualsiasi vela. Quando però, ed è il caso nostro, sono due le vele che si devono regolare, occorre un occhio di riguardo in più (fornitoci generosamente da un altro membro dell'equipaggio) per favorirne la simbiosi, visto che la presenza della vela di prua (fiocco o genoa) favorisce ed accelera lo scorrimento laminare dell'aria sull'estradosso della randa.

Infatti, per un altro "misterioso" principio fisico (effetto Venturi), l'aria che viene costretta a passare in una strettoia, per effetto della ridotta sezione a disposizione, accelera. Ed accelererà  scaricandosi proprio sull'esterno della randa, accentuando il principio già  espresso.
 
Ecco quindi un motivo importante per tenere bene regolato il "canale" tra fiocco e randa.
 
Per il fiocco, valgono le stesse considerazioni che per la randa. Se lo apriamo troppo, sbatterà, non porterà e non convoglierà aria. Se al contrario, sarà. troppo chiuso, scaricherà il "suo vento" sulla randa, rendendo inutile buona parte del lavoro.
 
Spiegarlo, comunque è molto più complicato che farlo. Ed in ogni caso la soddisfazione che proverete navigando con fiocco e randa bene a segno, vi ripagherà abbondantemente delle ore spese ad imparare.
 
Nella lezione dove si parlava delle vele, ci siamo trattenuti un bel po’ illustrando la caduta poppiera, la balùmina e la sua importanza per il miglior rendimento della vela.
 
Ora, mentre stiamo analizzando un po’ di dinamica, torna utile parlarne ancora ricordando che, per ottenere un distacco ideale (e per ora teorico) dei filetti fluidi, è necessario avere un profilo costante ed una curvatura continua.
 
Ricorderete però che ciò non è possibile per le limitazioni proprie dei materiali usati per le vele. Così, nella parte alta della vela la balùmina è sempre più aperta che nella parte bassa, anche perché il vento è più forte che non sulla superficie del mare, ragion per la quale, in alto, il distacco avverrà prima e sarà più evidente che non nel resto della vela.
 
Se questa perdita di potenza con arie leggere o medie ci danneggia, così non è quando il vento è forte ed è  già un'impresa tenere dritta la barca.
 
Non tutti i mali vengono per nuocere.
 
In questo modo, sotto raffica, per merito anche della flessione dell'albero, la barca accelera e sbanda meno poichè‚ in alto, la vela avrà perso potenza.

 



Sai rispondere?  

  • Perchè le vele non devono imprigionare il vento?

  • Come si crea la portanza nella vela?

  • Come il fiocco può migliorare il rendimento della randa?

  • Perché talvolta  ci torna utile lo svergolamento alto della randa?


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Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.

 



  • Pubblicato il
  • 12/04/2019

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