Molti ricordano il giugno 2018, quando l’incidente diplomatico legato alla nave dell’ONG Lifeline portò l’Italia a chiudere i porti. In quel contesto, l’Olanda rispose sospendendo le immatricolazioni di barche a stranieri e revocando molte di quelle già concesse. Una scelta le cui motivazioni non sono mai state chiarite ufficialmente: forse una ritorsione, forse l’effetto di nuove normative.
Quel momento ha però fatto emergere una realtà poco conosciuta. In Olanda esistono infatti due registri distinti per le barche da diporto. Il primo, molto utilizzato dagli italiani, è il Watersportverbond: un’associazione di club nautici che rilascia un certificato chiamato International Certificate for Pleasure Craft. Questo documento, tuttavia, non equivale a una vera immatricolazione e non definisce alcuna bandiera nazionale, come previsto dall’articolo 9 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). In pratica, le barche registrate al Watersportverbond risultano senza nazionalità e, quindi, non coperte da alcuna legislazione statale. Il secondo registro, il Kadaster, è invece l’unico che garantisce una registrazione formale, con riconoscimento ufficiale della proprietà e degli obblighi.
Alla luce dei recenti blocchi imposti sia da Olanda che da Belgio, cresce il numero di armatori italiani che vogliono rientrare sotto bandiera nazionale. Il processo richiede alcuni passaggi precisi, tra cui la cancellazione della barca dal registro estero, la dimostrazione della proprietà e una visita tecnica per ottenere il certificato di sicurezza italiano.
È anche l’occasione per riflettere su quanto sarebbe utile semplificare le pratiche nautiche in Italia. Ancora oggi ci si confronta con iter burocratici complessi, timbri su moduli fotocopiati e versamenti su conti diversi, in un’epoca in cui tutto potrebbe essere gestito online. Un portale unico, con pagamenti digitali e iter snelli, renderebbe la vita dei diportisti molto più semplice. E, forse, eviterebbe quella “fuga all’estero” che per anni ha visto migliaia di barche italiane abbandonare il proprio registro.
Per chi ha bisogno di assistenza concreta, suggeriamo di rivolgersi a professionisti del settore come l’agenzia www.enave.it, che può fornire supporto pratico e aggiornamenti sulle normative. Per i dettagli ufficiali sui documenti necessari e le procedure in vigore, è sempre possibile consultare il sito della Guardia Costiera.
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