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I Giubbotti di Salvataggio: tradizionali o autogonfiabili?


 

A chi non è capitato di rimettere a posto le dotazioni di bordo e maneggiare quegli scomodi e voluminosi giubbotti di salvataggio? Attrezzatura che veniva acquistata in quanto obbligatoria e poi finiva regolarmente (per fortuna) in un gavone e lì rimaneva fino alla sua scadenza.

In effetti è passato tanto tempo tra quegli improbabili giubbotti di derivazione mercantile (salvagenti a stola) e poco adatti agli spazi di un diportista e l’attuale panorama che offre il mercato. Sì perché se fino a qualche decennio fa si guardavano con ammirazione ed un pizzico di invidia i primi giubbotti a corpetto morbidi, o addirittura quelli autogonfiabili allora molto costosi, ora l’offerta è veramente ampia ed i costi sono decisamente calati.

Il giubbotto di salvataggio dunque ritorna ad essere quasi un capo di abbigliamento da indossare durante la navigazione, sopra la cerata, senza per questo sentirsi ingessati nei movimenti (parliamo di navigazione a vela dove è richiesto movimento continuo).

I requisiti delle cinture di salvataggio sono riassunti nella norma EN ISO serie 12402 e sono principalmente due: ruotare velocemente il corpo (se si cade a mare svenuti e proni) e offrire il massimo bordo libero (distanza tra il galleggiamento e la bocca). Oltre a queste due caratteristiche principali, vi sono altre differenze in base alla distanza dalla costa della nostra navigazione (classe di galleggiamento) e sono costituite dalla spinta del gonfiabile misurata in Newton (N) (10 N sono circa 1 kg di spinta) con una scala che parte da 50 N per le navigazioni con derive, windsurf e canoe lungo la costa ai 275 N per le regate di altomare.

Normalmente si differenziano in due gruppi principali: quelli tradizionali in schiuma poliuretanica rivestita di un tessuto di poliestere e quelli gonfiabili.

Quelli tradizionali non gonfiabili sono presto descritti, sono dei normali giubbotti imbottiti con schiume poliuretaniche o espanso a cellule chiuse (per non appesantirsi e inzupparsi) con laccetti di ritenuta in vita o sottocoscia. Sono normalmente dotati di fischietti (che io suggerisco di sostituire con quelli classici a pallina in quanto quelli a lamella fissa non fischiano granchè… sapete quanto urla un mare agitato?).

I Giubbotti di Salvataggio Auto Gonfiabili

Altro discorso per le cinture di sicurezza autogonfiabili. Sono, sicuramente, capi più tecnici e performanti. Sono a foggia di stola anch’esse ma di pochissimo ingombro. Anche questi accessori sono provvisti sia di fischietto che di cinghie di ritenuta sottocoscia.

Alcuni modelli più tecnici dispongono di multiple sacche autogonfiabili e addirittura di uno sprayhood, una sorta di berretto con visiera trasparente per permettere la respirazione anche in caso di utilizzo in acque critiche (dopo forza 7/8 il mare inizia a polverizzarsi in superficie e chi sta in acqua, come un naufrago, non riesce a respirare).

Alcune aziende propongono oltre alla cintura di sicurezza menzionata, una specie di canottino monoposto, gonfiabile anch’esso, provvisto di zavorra di acqua, che adotta lo stesso principio delle zattere di salvataggio ma è indossabile, quando sgonfio e, col suo sistema di protezione totale (tipo sacco a pelo) permette al naufrago la sopravvivenza anche in condizioni limite, rallentando l’ipotermia. Ma questi sono presidi utili a regatanti in solitario.

Tornando invece alla cintura di salvataggio gonfiabile, vediamo di capire come è fatta e come funziona. Il giubbotto ha un involucro esterno, in genere di poliestere, che altro non è che una sorta di tubo di tessuto, atto a contenere la parte pneumatica. Vi sono di varie fogge e colori e si indossa a stola come quelli che fanno vedere le hostess sugli aerei (e in effetti si differenziano di poco). Lo stesso è solidale con le cinghie di fissaggio in vita e sottocoscia. Alcuni modelli da altura hanno anche la cinghia di ritenuta e di recupero con ganci metallici.

All’interno di questa “calza” vi è la camera d’aria vera e propria di materiale plastico, a questa parte pneumatica del giubbotto è fissato il solito fischietto e sono cucite delle bande catarifrangenti. Altro elemento indispensabile è la cannuccia per il gonfiaggio a fiato e una maniglietta per l’attivazione manuale qualora quella automatica non funzionasse.

Il sistema di gonfiaggio automatico è molto semplice: una bomboletta di CO2 viene attivata dalla foratura ad opera di un percussore a molla. Il percussore è tenuto in stato di quiete da una pastiglia di sale che, sciogliendosi in pochi secondi a contatto con l’acqua, lascia partire il percussore. Il gonfiaggio è immediato e duraturo.

In caso di fallimento del sistema automatico, la maniglia di sicurezza permette lo sgancio meccanico del percussore. Nel nostro store potete trovare un vasto assortimento di autogonfiabili con un ottimo rapporto qualità/prezzo proposto da Crewsaver, Eurovinil, Skipper VSG, nonché, per chi ha problemi di spazio, il giubbotto sottovuoto Air Bag Smart.

Li trovate nella sezione Giubbotti di salvataggio e anulari del nostro shop online, ma non esitate a chiamare in caso di ulteriori domande.

I sistemi sono super collaudati e ormai sicuri, non resta che sostituire tutta la dotazione se abbiamo a cura la sicurezza dei nostri ospiti.

Abbiamo una vita sola.


Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico. 

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